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Il corpo è naturalmente sottoposto alle 'leggi' biologiche, ovvero quei dispositivi che la scienza tenta di individuare, catalogare e spiegare per comprendere come l'organismo vivente agisce, interagisce, si evolve e si modifica. Ma è anche da tempo immemorabile sottoposto alle 'leggi sociali', che ne fanno l'oggetto e assieme il destinatario di dispositivi di controllo e inibizione. Secondo Jacques Lacan, interagendo fisicamente - e, quindi, socialmente - con altri corpi, esso partecipa del reale, ma nella sua interazione con l'altro da sé forzatamente si confronta con quella che definisce la 'realtà', ovvero un sistema di rapporti ideologicamente mediato che, con la pretesa di fondarsi sull'empiria, si insinua nei processi percettivi come in quelli relazionali piegandoli a dinamiche repressive. Imposizioni e limitazioni tuttavia non sempre accettati supinamente: da un lato artisti e letterati dall'altro le classi subalterne seppero, più o meno consapevolmente, nel corso dei secoli, imprimere nelle proprie opere, o nel proprio agire, una devianza rispetto a essi.